Racconto speciale da un insolito punto di vista

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Oggi voglio parlarvi della mia strana abitudine di sedermi sui piedi di chi vive in casa con me. No, no, aspettate, forse è meglio se ricominciamo tutto dall’inizio. Mi presento, sono Ruben, un cucciolone di boxer arrivato in questa casa circa un anno fa. In famiglia con me vivono Piero, il mio superamico umano, sua moglie Olga e suo figlio Marco. Quando sono arrivato ero davvero piccolissimo e tutti mi riempivano di coccole e carezze. Trascorrevo moltissimo tempo con Marco, che all’epoca aveva quattro anni, e mi divertivo davvero tantissimo a giocare con lui. Capivo che era piccolo, un po’ cucciolo come me, e per questo tolleravo anche quando inavvertitamente giocando calcava un po’ troppo la mano e magari ci scappava una tirata di coda un po’ più vigorosa. Quello con cui trascorrevo meno tempo era sicuramente Piero, che passava le sue giornate fuori per lavoro e rincasava alla sera stanco. Ma non vi era sera in cui io e lui non ci concedevamo una passeggiata fino al parco. In estate ci soffermavamo un po’ di più a giocare, mentre in inverno il freddo ci costringeva a una passeggiata veloce per poi rientrare in fretta nel tepore di casa.

Il fine settimana però ci rifacevamo del tempo che il lavoro ci rubava durante la settimana, e con Piero mi cimentavo in una serie di giochi che lui amava definire “sedute di allenamento”. In quelle occasioni Piero tirava fuori dal baule dove erano riposti tutti i miei oggetti e giocattoli la mia palla preferita, passava dalla dispensa per fare scorta di prelibati bocconcini che riponeva accuratamente nel suo marsupio e ci incamminavamo verso il parco.

Tutto questo è iniziato quando ero ancora piccolissimo, avrò avuto 8/10 settimane, ma già capivo che quei bocconcini prelibati sarebbero tornati a casa … solo dentro alla mia pancia. Avevo imparato come guadagnarmeli senza fare troppi sforzi, fin dalla prima volta che, un po’ stanco, avevo fatto il gesto di sedermi e Piero mi aveva subito detto con voce ferma “seduto“. E subito dopo aver notato che io mi ero effettivamente messo a sedere lui mi aveva riempito di coccole e dato uno di quei gustosissimi bocconcini. Il giorno dopo, arrivati al solito punto, la scena si era ripetuta e io ci avevo guadagnato un’altra prelibatezza. Inutile dire che, a quel punto, avevo capito che mettendomi seduto al suo comando che arrivava con voce ferma e decisa mi attendevano carezze, complimenti e regalini extra.

Qualche giorno dopo accadde che, nel cercare di afferrare uno dei preziosi bocconcini, alzai una zampa verso la mano dove Piero lo teneva e lui immediatamente pronunciò un’altra parola che per me all’inizio fu incomprensibile “Zampa”. Non ci misi però molto a capire che anche quel gioco mi avrebbe portato nuovi complimenti e prelibatezze, per cui imparai in fretta cosa fare quando Piero mi invitava a sedermi e poi pronunciava quella parola “zampa“. Pensavo in questo modo di ricevere doppia ricompensa, invece capitava che Piero si dimenticasse di darmene anche una sola. Dopo poco tempo iniziai a pensare che lo facesse apposta, per non farmi percepire che le sue ricompense per un esercizio ben fatto arrivavano con troppa facilità. Comunque sia la volta successiva cercai di sedermi con più velocità, perché temevo che la causa della mancata ricompensa fosse legata al fatto che non mi ero impegnato abbastanza. Non so se quella volta fui davvero più bravo, ma so che la ricompensa tornò e io ero davvero molto felice. Certo i bocconcini erano buonissimi, ma a darmi la gioia più grande era poter vedere che Piero era orgoglioso di me e dei miei progressi. In effetti ogni giorno imparavo cose nuove e dopo i comandi “seduto” e “zampa” iniziò ad arrivare anche “Fermo” e io impiegai pochissimo tempo a capire che davanti a quella nuova parola sarei dovuto restare immobile. Poi a poco a poco iniziarono a comparire “elementi di disturbo” che rischiavano di farmi distrarre, ma ormai sapevo bene che, se fossi rimasto concentrato su quello che Piero mi chiedeva di fare, mi aspettava qualcosa di veramente piacevole. Lui lo chiamava rinforzo positivo, per me erano autentiche prelibatezze. Il nostro rapporto si andava rafforzando sempre di più e, se anche ancora non potevo saperlo e per me era come un gioco, Piero stava ponendo le basi per farmi crescere sano ed equilibrato in tutta sicurezza.

Alla sera, quando dopo aver cenato Piero si sedeva sul divano a guardare la TV, io mi sedevo accanto a lui e spesso lo sorprendevo a guardare me anziché il teleschermo, mentre tentava anche di nascondere un sorriso che gli illuminava il volto magari solo osservandomi. In effetti ero piuttosto buffo da piccoletto, ed ero così bravo a inscenare simpatici siparietti. Correvo dietro a tutto, finendo per far ridere Olga, Piero e il piccolo Marco che sembrava divertirsi un mondo a giocare con me.

Adesso a un anno di distanza sono sicuramente meno goffo, anche se spesso sento Piero affermare che sono e sarò un eterno cucciolo. Credo che questa convinzione sui cani della mia razza arrivi dal fatto che non perdiamo mai la voglia di giocare, né quella capacità innata che abbiamo di strappare un sorriso ai nostri amici a due zampe anche quando li vediamo un po’ giù. Ma in fondo anche loro ci aiutano a passare momenti in cui possiamo essere spaventati da qualcosa di insolito, coccolandoci e carezzandoci. L’altra sera, ad esempio, è scoppiato un temporale improvviso e il forte rumore di un tono mi ha fatto sobbalzare mentre giocavo con Marco che voleva prendermi la pallina. Sono corso ai piedi di Piero e mi sono sdraiato accanto a lui, che ha subito capito che avevo bisogno di essere tranquillizzato e ha iniziato ad accarezzarmi. Mi sono sentito immediatamente meglio, e improvvisamente mi sono reso conto che non ero solo io ad avere imparato nel tempo il significato dei tanti comandi che mi impartiva, ma anche lui aveva imparato ad ascoltarmi attraverso i mille gesti che ogni giorno caratterizzano il mio stato d’animo.

Con Piero ho sviluppato un rapporto davvero speciale, e sebbene voglia un bene immenso anche a Olga e al piccolo Marco, devo dire che è bellissimo trascorrere qualche ora con lui, sapendo che capisce il mio linguaggio così come io posso capire il suo. Sono stato davvero fortunato a trovare Piero come amico e una famiglia speciale come quella in cui vivo, voi che dite?

1 Comment

  1. Direi che Ruben ha trovato una splendida famiglia e un buon capobranco 💙

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